L'Aratro
L'aratro è uno degli strumenti agricoli più antichi ed indispensabili, usato per smuovere il terreno e prepararlo per la semina o altri tipi di lavorazione, è sempre stato utilizzato dall'uomo nelle diverse forme evolutesi nel tempo.
L'aratro può essere considerato come la forma evoluta del piccone, inizialmente manuale, poi trainato dagli animali, per diventare infine, in epoca moderna, un attrezzo meccanico.
Il suo percorso storico individua la sua origine addirittura in epoca neolitica quando l'uomo decise di utilizzare dei bastoni per la creazione di solchi nel terreno, che sarebbero serviti per effettuare la semina.
Nel 6000 a.C. in Mesopotamia, vista la necessità di rivoltare i terreni meno fertili ed arricchirli con sostanze nutritive, si decise di addomesticare dei buoi, ed impiegarli per il traino degli aratri, in modo da agevolare il lavoro degli uomini, rendendo il tutto meno faticoso.
La prima traccia letteraria che descrive la struttura e l'utilizzo dell'aratro si ha con Gaio Plinio e la sua Naturalis Historia, un trattato enciclopedico scritto all'incirca nel 77 d.C.
L'aratro da traino, nei suoi due modelli "semplice" e "pesante", venne impiegato durante tutta l'epoca medievale, quando l'agricoltura rappresentava la primaria fonte di sussistenza, trasportato a volte dai buoi a volte dai cavalli, portò ad un grande sviluppo economico e demografico, trasformandosi in un attrezzo simbolo della ricchezza contadina.
Nelli anni furono varie le modifiche apportate sia alla struttura che ai materiali di realizzazione, si passò infatti da semplici aratri in legno ad apparecchi più imponenti e resistenti in ferro e in acciaio, quest'ultimo elaborato solo dopo il 1800.
Per parlare invece di aratri meccanici, bisognerà aspettare la prima metà del 1900, l'idea fu quella di attaccare la struttura dell'aratro al trattore, in modo da dare vita a modelli moderni che non prevedevano alcun tipo di sforzo, poichè dotati di motore.